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Cenni sulla Scuola Grande di San Marco

La Scuola Grande di San Marco viene istituita nel 1260 presso la Chiesa di Santa Croce, dove oggi si trovano i Giardini di Papadopoli; nel 1437 viene spostata nella sede in cui tuttora si trova, e questo si realizza perché i frati Domenicani si vedono costretti a vendere ai confratelli della Scuola di San Marco una zona edificabile adiacente alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo per ovviare alle ingenti spese sostenute per l’edificazione della stessa. La struttura di San Marco viene edificata grazie all’intervento di artisti di rilievo dell’epoca: ricordiamo Stefano, Matteo e Bartolomeo Bon, Antonio Rizzo, Jacopo Bellini, Bartolomeo Vivarini, Jacopo de’ Vecchi. Questa Scuola, come le altre che sorgono in città, regolata dalla mariegola o matricula, una specie di statuto in cui sono descritte le finalità, non si limita a seguire in vita e dopo la morte i propri iscritti, ma svolge attività di mutuo soccorso anche verso l’esterno, verso poveri e ammalati in difficoltà. Un incendio divampato la notte del giovedì santo del 31 marzo 1485, mentre i confratelli sono a pregare nella chiesa di Sant’Antonio, distrugge in poche ore la Scuola. Proprio per l’importanza sociale rivestita dalla stessa, il Senato, per velocizzarne la ricostruzione, non solo concede ai confratelli un prestito di duemila ducati, ma corrisponde anche 100 ducati al mese per due anni. Così la ricostruzione avviata nel 1485 viene completata nel 1495: vengono ingaggiate le migliori maestranze. Per la parte architettonica e per la decorazione marmorea Pietro Lombardo e Giovanni Buora; dal 1490 subentrano Mauro Codussi e Antonio Rizzo.
I soffitti delle sale vengono abbelliti con decorazioni policrome e dorate, le pareti con affreschi e teleri commissionati ai più famosi pittori dell’epoca, Giovanni e Gentile Bellini, Jacopo e Domenico Tintoretto, Jacopo Palma il Vecchio, Paris Bordone, Giovanni Mansueti, Vittore Belliniano. Il periodo di sfarzo è destinato a volgere al termine: nel 1797, con la caduta della Repubblica, vengono smantellati tutti gli emblemi della Serenissima, i leoni tolti da ogni edificio, e questa sorte tocca anche al leone della Scuola Grande di San Marco. Con la soppressione napoleonica le Scuole e numerose istituzioni vengono spogliate delle loro opere più belle e prestigiose. I cicli pittorici di San Marco vengono smembrati e dispersi in Italia e all’estero. In seguito alla soppressione della confraternita nel 1807 la prestigiosa sede si vede cambiare anche la destinazione d’uso: nel 1808, accorpata all’Ospedale di San Lazzaro e Mendicanti e al vicino convento dei Domenicani, ospita l’Ospedale Militare, nel 1819 l’Ospedale Civile. La Sala del Capitolo arriva ad ospitare fino a centoundici letti di degenza. Solo nella prima metà del Novecento dalle autorità preposte viene avvertita l’esigenza di ripristinare lo spazio della Scuola Grande da adibire a biblioteca del polo medico-scientifico dell’Ospedale. Vengono così ricollocati nelle pareti della Sala del Capitolo alcuni dipinti di Tintoretto, Bellini, Palma il Vecchio e Mansueti. Da questo momento ha inizio la rinascita culturale della Scuola Grande di San Marco.